Il 23 marzo 2024 si è tenuta a Viterbo, per la ricorrenza dei 500 anni dalla morte, la premiazione di un concorso di pittura dedicato a Giulia Farnese dal titolo: “Giulia Farnese – Fascino e Mistero”.
Nell’intenzione degli organizzatori, Tuscia in Fiore ETS, il concorso è stato indetto allo scopo di restituire un volto a questo straordinario personaggio storico vissuto in pieno Rinascimento che fu, sin da giovanissima, amante del papa Alessandro VI, al secolo Rodrigo Borgia.
La tradizione vuole che Giulia fosse di bellissimo aspetto. Tuttavia di lei non si conoscono ritratti eseguiti quando era ancora in vita, se non ipotesi avanzate su alcuni personaggi femminili presenti in varie opere per i quali gli autori si sarebbero ispirati alla nobildonna della famiglia Farnese, come per esempio il raffaellesco ritratto di copertina.
La “Damnatio Memoriae”
A rendere ancora più affascinante il mistero sulla mancanza di ritratti di Giulia c’è la leggenda di una damnatio memoriae voluta dal fratello Alessandro, poi divenuto papa col nome di Paolo III, il quale avrebbe fatto scomparire tutte le immagini della sorella per cancellarne il ricordo, a causa dell’imbarazzo che lei creava al buon
nome della famiglia Farnese.
Insomma, per gli artisti che hanno deciso di cimentarsi in questo compito, la realizzazione di un ritratto di una donna la cui bellezza sarebbe passata alla storia, ha rappresentato senza dubbio una sfida per nulla facile.
A nostro parere la manifestazione ha avuto un’ottima riuscita; e il merito di questo va a diversi fattori. Il primo è dato senz’altro dal contesto in cui si è svolta: il portico esterno del Palazzo dei Priori, con l’accesso diretto al bellissimo cortile, nel centro storico della Città dei Papi.
L’attuale Provincia di Viterbo (dallo storico nome di “Tuscia”) è infatti il territorio in cui i protagonisti delle vicende di cui si sta parlando si sono mossi all’epoca. E quindi la città, oltre ad essere il luogo deputato, era un ottimo scenario alla manifestazione.
Un altro fattore è dovuto alla scelta, da parte degli organizzatori che hanno proceduto alla premiazione, di dare alla manifestazione un carattere di lievità e vicinanza alla gente, liberandola da ridondanti approcci di intellettualismo.
E questo è avvenuto senza mai banalizzare nessuno degli aspetti trattati in ognuno dei momenti dell’evento, che ha preso avvio con una esauriente introduzione narrativa alle vicende storiche che si stavano celebrando.
Insomma una bella atmosfera di naturalezza ha dominato la serata. Un’atmosfera che ha accompagnato nel finale la rimozione dei drappi che coprivano le opere: il momento visibilmente più atteso da tutti.
Le Opere
Tranne poche eccezioni, la scelta degli artisti è ricaduta sulla riproposizione di uno schema neoclassico, ben poco contaminato da stilemi moderni. Quindi le opere erano fortemente realistiche e proponevano lo schema più tipico del ritratto storico. Un mezzobusto di donna con sguardo in posa, con la ricerca di proporzioni quanto più vicini ai canoni della bellezza femminea tradizionale.
Il livello pittorico medio ci è sembrato notevole. E questo non è un dettaglio se si pensa che scuole di ritratto non esistono quasi più, dopo l’arresa delle accademie ai facili ed insignificanti schemi dell’arte contemporanea.
È dunque arrivata l’ennesima prova che l’arte della tradizione, sempre più ripudiata dalle istituzioni, continua a vivere nella volontà di artisti indipendenti che, oltre ad dedizione e passione posti in questa missione, hanno anche incominciato a fare rete grazie alla buona volontà di personaggi fortemente impegnati come Massimo Stefani, fondatore del Movimento Arcaista, che, peraltro, era presente alla
manifestazione in quanto componente della giuria del concorso.
Prima dell’annuncio del quadro vincitore i giudici hanno dichiarato che il loro giudizio è stato unanime nell’assegnazione del premio. E l’opera vincitrice è stata quella del pittore Gustavo Alberto Palumbo in arte Jervé, artista nato in italia e ora residente nella Spagna insulare.
Non è facile per noi commentare con obiettività questa premiazione essendo Gustavo un elemento di punta della nostra redazione e uno dei fondatori stessi di Ieroglifo. Ci limiteremo a riportare come dato di fatto, che tutti i presenti possono confermare, che il quadro ha suscitato l’incanto del pubblico presente come non si vedeva da tempo di fronte ad un’opera pittorica.
L’opera, che rappresentava due busti ignudi, uno di Giulia e l’altro di Rodrigo Borgia, al fianco di una corona papale, ha decisamente affascinato.
Il pubblico si è accostato al dipinto non con la curiosità di capire, come ormai da decenni viene abituato dal sistema, ma per semplice incanto. Come dovrebbe accadere quando l’arte svolge il suo compito più elevato.
Le opere che hanno partecipato al concorso sono ora diventate il centro di una mostra itinerante che, fino alla fine del 2024 – anno del Cinquecentenario di Giulia Farnese – toccherà varie località storiche della Tuscia, per poi girare l’italia durante il 2025, anno del Giubileo, e varcare i confini nazionali nel 2026 con una serie di appuntamenti espositivi nelle capitali estere, presso gli Istituti Italiani di Cultura, oltre a gallerie private.
Le tappe dell’esposizione
Aprile 2024: Civita di Bagnoregio presso il Palazzo degli Alemanni
Maggio 2024: Bassano in Teverina presso la Chiesa dei Lumi.
Giugno 2024: Proceno, presso il Castello.
Luglio 2024: Tuscania.
Agosto 2024: Marta, Presso la Torre sul lago.
Settembre 2024: La mostra torna a Viterbo alla galleria “La Via degli Artisti”.
Ottobre 2024: la mostra esce dal Lazio per approdare a Cagliari.
Novembre e Dicembre 2024: Sutri presso Palazzo Doebbing.
2025: la mostra sarà itinerante grazie ad Autostrade per l’Italia.
2026: presso gli Istituti Italiani di Cultura e gallerie private in Europa e nel mondo.