Qualche tempo fa ho notato in una popolatissima community web di tema artistico l’immagine dipinta di questo volto di giovane donna, che per qualche motivo mi ha colpito, dal momento che possiede una evidente qualità di stimolare l’osservatore a porsi in relazione incrociando lo sguardo.
Le centinaia di commenti all’immagine, tra l’entusiastico e l’estasiato, confermavano tutti invariabilmente tale effetto sullo spettatore. Ossia, al di là delle considerazioni artistiche tecniche, l’effetto “presenza” è insolitamente alto, dietro la superficie dell’immagine pare vi sia un essere vivente che con occhi spalancati e stupiti ci guarda.
E difatti proprio questo i commenti sottolineavano: “sembra vivo”, “l’autore ha còlto l’anima del soggetto in questo ritratto”, e via dicendo.
Nelle didascalie delle decine di gruppi e pagine dove l’immagine compare, l’autore risulta essere Luise Fenne, pittrice danese, come per esempio si legge in uno dei tanti link sul web, come questo, dove viene riportata una galleria di ritratti da lei dipinti, al termine della quale è inserito questo volto.
Ma facendo poi il paragone visivo, la differenza con tutta la produzione dell’artista, improntata ad un realismo magico di alta qualità pittorica e poetica, le differenze fini superano le somiglianze grossolane, che alla fine si riassumono nel drappo avvolto a turbante che spesso copre i capelli dei soggetti femminili, conferendo loro una atmosfera onirica e atemporale.
Se guardiamo l’immagine in sé, senza preconcetti, vediamo che una grana “pittorica” fine la ritroviamo sui capelli, di tonalità troppo rossa, preraffaellita, per essere fotografica, e senza i bagliori di alte luci che la fotografia riporterebbe. Per il resto, sia la tessitura dell’incarnato sia le pieghe dei tessuti, non rivelano le singole pennellate, ma al contempo non sono lisciate come nella pittura iperrealista, ed hanno una vibrazione materica e cromatica che pervade ogni minima variazione tonale.
Il chiaroscuro morbidissimo poi, fondendo alla perfezione le dominanti calde e fredde delle parti in penombra ed in luce modella magistralmente tutti i volumi.
E lo sguardo? Che allo stesso tempo si rivolge sorpreso verso il nostro ma poi pare attraversarlo per traguardare oltre?
A questo punto, per il metodo documentale acquisito in anni e anni di blogging con Iconicon Post, decido di cercare l’immagine negli archivi ufficiali dell’artista, il suo sito e le sue pagine social. Nulla. L’immagine non risulta.
Quindi, attraverso la sua pagina instagram, chiedo direttamente a lei, Luise Fenne, il perché dell’assenza. E lei mi risponde che non sa perché così tante pagine web e communities come si vede a questo link, attribuiscano a lei quella opera.
Cercando infatti con Google immagini, decine e decine di pagine e gruppi presentano il ritratto come suo e accludono una breve nota biografica dell’artista, di modo che tutti considerino quel ritratto come un dipinto suo.
Lei stessa mi dice nel breve scambio di messaggi “Ma non assomiglia ai miei dipinti, se non per il fatto che ha un foulard in testa. Potrebbe essere una A.I.”
Il virtuale è il falso diventato mondo.
Fabrizio Caramagna
La principale differenza rispetto alle immagini consuete prodotte da Intelligenza Artificiale, il cui algoritmo di generazione del pixel produce una apparente consistenza soffice, regolare e “oleosa” indipendentemente dalle diversità materiche, è che in questa immagine le vibrazioni cromatiche prodotte dalle variabili superficiali ci sono tutte.
E poi l’effetto presenza? Come può un prodotto di A.I. creare un ingaggio emotivo così forte con il pubblico? Per lo meno il pubblico generalista, poi gli esperti che ci sono cascati negheranno fino allo spasimo di essere stati ingannati “l’avevo visto subito che era finta”.
E poi è facile dire “ma certo che è A.I. ” quando si ha già la conferma nei fatti che lo sia. Il punto è che potrebbe esistere una pittura ESATTAMENTE con QUESTA grana, lo dico a ragion veduta perché potrei personalmente produrla senza problemi.
A questo punto per chiudere il cerchio, con una ricerca mirata arrivo alla fonte dell’immagine, che è la seguente: LINK
Il titolo dell’opera è “chica pelo rojo bufanda azul“, ragazza con capelli rossi e foulard blu, e come tutte quelle prodotte dallo stesso autore, che usa uno pseudonimo lazybonejr9 e presumibilmente è un giovane smanettone, è prodotta indubitabilmente con A.I.
Significa che abbiamo incrociato lo sguardo con qualcosa che materialmente non è mai esistito, nessuna ragazza viva è stata ritratta, solo numeri e codici in un computer.
In pochi secondi di calcolo, e partendo da un “prompt” una istruzione di testo che in questo caso potrebbe essere qualcosa di simile a: “Ragazza giovane con occhi azzurri grandi, pelle chiara con piccole lentiggini, capelli rossi, copricapo di seta di colore azzurro a macchie acquarello, fotorealistico, luce morbida, sguardo rivolto in camera, 1 softbox lighting in alto a destra a 45 gradi, nello stile pittorico di Luise Fenne”, lo smanettone ha generato questa singolare presenza.
La cosa che stupisce è che nella directory Freepik, all’interno della sua gallery di immagini a basso costo per vari usi, vi sono migliaia di immagini A.I. vuote, come quelle che ormai riconosciamo a colpo d’occhio, o anche immagini fotografiche simili a quella in questione, come per esempio questa, o questa, ma che sono dichiaratamente fotografiche e non “bucano” ingaggiando un dialogo emotivo con lo spettatore.
Per ragioni al momento non ancora chiarite, questa ha delle qualità metafisiche ulteriori che determinano lo “stupor” in chi guarda e la conseguente viralità sul web.
Certo, parte dell’inganno è svolta dalla premessa “Questo è un dipinto di quella tale artista”, ma non si può attribuire tutto il merito a questo fattore.
Diciamo per ora che un concorso di circostanze ha portato la bellezza a manifestarsi in una forma imprevista e, soprattutto, imprevedibile in futuro. Al netto di coloro che si ostinano a minimizzare il cambio di paradigma.
Benvenuti nel mondo artificiale. Occorrerà impegnarci ad essere umani.