In che senso? potrebbe chiedere un appassionato di comics, che ha le sue preferenze, le sue classifiche, la sua prospettiva specifica di quel settore dei comics che è stato collocato tra le arti più recenti ed in certo modo “minori”, anche se solo per distinguerle da quelle che hanno guadagnato un posto nei musei.
In realtà il fumetto è un’Arte completa, che richiede all’artista di avere competenze multidisciplinari e che ha l’immenso pregio di arrivare direttamente alla gente, essere compresa, suscitare interesse e preferenze nel pubblico, fare eco e addirittura in alcuni casi anticipare ciò che la realtà di cronaca quotidiana ci mostra ogni giorno.
Un’Arte tanto completa che nei progetti più complessi le diverse mansioni sono spesso suddivise, chi si occupa di sceneggiare, inventando la storia e scrivendone i testi e chi di illustrare, realizzando le tavole sulle quali vengono collocate le nuvolette piene di parole per dare come risultato la vicenda narrata.
Il mondo è davvero comico, ma lo scherzo è sull’umanità.
H.P. Lovecraft
Ebbene, in questa sede per un istante proviamo a dimenticare che il fumetto intreccia il suo rapporto con il pubblico passando per canali diversi da quelli dell’Arte “alta”, dal momento che le opere vengono fruite per lo più in copie numerose nelle edicole dei giornali e non in gallerie o musei.
E consideriamo senza troppi recinti intellettuali il Fumetto dalla prospettiva che potrebbe avere un appassionato di Belle Arti che ne vede le caratteristiche in quanto Opera di Disegno, di Pittura, di Letteratura. E se volessimo estendere lo sguardo alla cinematografia di animazione, anche Opera di Scultura, Scenografia, ecc…
Ebbene, questo semplice cambio di prospettiva ha delle conseguenze interessanti sul piano concettuale. Una delle prime è per esempio la destituzione di senso dell’arte informale, se confrontata ad un Fumetto considerato come linguaggio artistico a tutto tondo.
Ossia, essendo la peculiarità del Fumetto quella narrativa, una narrazione nella quale all’interno delle inquadrature di scena non si riconoscano forme conosciute (o sconosciute ma intellegibili poiché si possono ricondurre a forme conosciute) non regge, e di fatto viene rigettata dal pubblico perché incomprensibile.
In breve, se anziché personaggi e situazioni intellegibili, alla narrazione scritta nelle nuvolette associamo tavole con raffigurazioni nelle quali non si individua il soggetto attore, il linguaggio del fumetto non può di fatto comunicare alcunché.
Diciamo quindi di conseguenza che il legame con l’Arte “alta” che il Fumetto strutturalmente ha è nello specifico con le forme più “narrative” dell’Arte, nelle quali la fantasia può spingere l’autore ad astrarre, distaccandosi dalla restituzione pura e semplice dell’evidenza empirica, ma senza perdere il contatto con una qualche forma che sta nel database dello spettatore.
E in questa ottica i paralleli che ne nascono sono davvero interessanti, come scopriamo osservando per esempio uno splendido schizzo a matita di un grande autore italiano di Fumetto, Roberto Raviola, in arte Magnus. Dopo il grande successo della saga di Alan Ford e una carriera da autore Cult, nel 1996, Magnus mise mano al suo testamento artistico, che impiegò sette anni a realizzare e completò pochi giorni prima della sua morte per malattia: l’albo speciale del personaggio Tex Willer, il texone intitolato “La Valle del Terrore” distribuito per Bonelli Editore.
Ecco, per una opera corale costituita da 224 tavole portate al limite della perfezione possiamo ben spendere l’appellativo di classico, anche in una accezione propria dell’ambito dell’Arte “alta”, quella che si consuma in gallerie e musei.
Nella procedura di realizzazione delle tavole spesso vi sono schizzi rapidi preparatori e disegni che poi ripassati ad inchiostro, giungono al risultato finale. Ed uno di questi rapidi schizzi mostra quanto sapiente, forte ed elegante fosse il tocco del maestro.
Proviamo ora, senza preclusioni, ad accostarvi un disegno di altra epoca e vediamo cosa ci suggerisce…
La parentela, con i dovuti distinguo temporali e di genere, è comunque evidente. L’Arte barocca dei Tiepolo, famiglia di pittori e affrescatori che realizzò tra le più stupefacenti narrazioni visive sui soffitti delle dimore dell’aristocrazia e degli edifici religiosi, veniva preparata con disegni che servivano a far “collassare” in una forma intellegibile le mirabolanti e fantasiose allegorie frutto della fantasia sfrenata ed al contempo educata ad imporsi per virtuosismo estetico.
Insomma, quel che vogliamo iniziare a dire in queste prime poche righe è che il Fumetto ha più attinenze con l’Arte degna di museo di quanto gli stessi appassionati del genere, più concentrati sulle storie e sui personaggi che sul quadro più ampio, sono soliti pensare.
Per ora questo concetto lo enunciamo con questi cenni iniziali, ma ci ritorneremo. Perché questa Arte merita più attenzione di quanta già riscuote ora, dal momento che ha saputo intessere un rapporto con il pubblico diretto, immediato e vero, parlando un linguaggio comprensibile senza per questo rinunciare a complessità, spessore, raffinatezza e nei casi migliori, non pochi peraltro, anche poesia.