di Lucrezia Lazzareschi
Il Sacro che erompe in pieno ‘400, alla vigilia della modernità. Umanesimo santo. Vi fu in quel tempo il Concilio di Firenze. Esso sancì la riunificazione della Chiesa d’Oriente con quella d’Occidente. Piero della Francesca operò in questo periodo, vide i rappresentanti d’oriente nelle nostre terre abbigliati di insoliti vestimenti, respirò l’aria di una riconciliazione che offriva alla cristianità nuova forza, nuove prospettive.
La riunificazione però ebbe breve durata. Troppe vicende storiche intricate, troppe ferite difficili da sanare, troppi pregiudizi divisero nuovamente le due Chiese.
Il Cristianesimo occidentale volse sempre più la sua attenzione verso il mondo e l’umano. E il fecondo Rinascimento è ciò che poi seguì.
Oggi però la corsa è giunta al capolinea. ”L’umano troppo umano” finisce per negare l’umano, per dissolverlo.
Se le Chiese fossero rimaste unite l’Umanesimo dell’Occidente avrebbe forse preso un’altra direzione sfociando in un percorso che continuasse a ricercare ed esprimere il Sacro, il Trascendente, pur inglobandolo dentro una genuina avventura terrena.
La sensibilità per l’umano e il naturale tutta occidentale e la sensibilità per il divino più tipicamente orientale si sarebbero fuse realizzando un Cristianesimo completo.
La ”profezia” di Piero della Francesca: il Sacro recuperato non più dentro gli ori a-spaziali e a-temporali del medioevo e delle icone bizantine, ma inglobato nello spazio e nel tempo.
“È paradossale, incomprensibile, non il fatto della manifestazione del sacro nelle pietre o negli alberi, ma il fatto stesso che il sacro si manifesti e, di conseguenza, si limiti e diventi relativo.”
MIRCEA ELIADE
Architetture che dentro la storia e l’ingegno umano sanno esprimere qualcosa che le supera, aprono l’anima ad una autentica contemplazione, introducono nel mistero, nel metafisico.
Arriverà mai, il Cristianesimo, a potersi esprimere in questa completezza?
Sarebbe lo svelamento del Mistero dell’Incarnazione.
Piero morì cieco il 12 ottobre del 1492, il giorno esatto in cui Cristoforo Colombo sbarcava nel Nuovo Mondo, il giorno stabilito per far iniziare la cosiddetta età moderna.
I suoi affreschi nelle stanze vaticane vennero distrutti per far posto a quelli di Raffaello.
Sorte volle che la storia prendesse un altro corso.
Quattro Opere
Lo spazio sacro – scrive Mircea Eliade – è il luogo in cui l’essenza, la realtà delle cose sussiste e si esprime pienamente. Qui uno spazio reso sacro da un’architettura perfetta nelle proporzioni e nella prospettiva e sancito dall’uovo appeso alla conchiglia della volta, simbolo di perfezione, di resurrezione, di vita piena, raccoglie la famiglia umana santa e santificata: la Vergine, il Bambino, i santi.
Il committente in ginocchio, contempla il modello cui aspira; gli angeli, discreti, vigilano sullo spazio sacro. Tutto è immobile come fuori dal tempo, al raggiungimento della perfezione estatica dell’Istante eterno.
Anche un rudere -la capanna sullo sfondo della scena – si fa luogo del Sacro.
Il Bambino è appena venuto alla luce per restaurare la sacra dimora: la natura umana ferita dall’antica colpa.
Anche l’umiltà di una scena colta tra mura domestiche non perde il denso stupore di un’immagine sacra.
I volti mesti e dignitosi, l’azzurro che permea l’atmosfera, la luce che penetra, discretamente, dalla finestra sullo sfondo
Silenzio e pienezza d’esistenza.
Il paesaggio, il mondo intero si fa discreto testimone dell’evento soprannaturale della Resurrezione. Tutto è compiuto, tutto è redento, tutto l’universo è sacralizzato. Occorre solo aprire gli occhi per vedere.
Lucrezia Lazzareschi