Il nostro paese, pur avendo già introdotto da tempo l’Educazione Artistica nelle Scuole Medie, non riesce ancora oggi a formare cittadini con una conoscenza più attenta e sensibile.
Infatti, allo stato attuale, come osservò Luc Benoist ( in: “Segni Simboli e Miti – Garzanti edizioni” ) gli uomini che lavorano manualmente, che manipolano la grezza materia, che la trasformano, vengono sottomessi abitualmente dai ciarlatani di turno.
Questa situazione, dal mio punto di vista, è artificiosa e poco costruttiva perché credo che la parola sia “artigianale” come il fare manuale. Infatti, gli scultori che hanno tagliato le pietre delle cattedrali pensavano così come i loici greci.
Dobbiamo riconoscere e considerare che l’educazione visiva offre l’opportunità di superare il diffuso analfabetismo dell’immagine vera e non astratta e falsa così come si rivela spesso la parola.
Oggi nella “civiltà dell’immagine” in cui la comunicazione visiva raggiunge l’ottanta percento – mentre tutte le altre comunicazioni sommate insieme formano il restante venti percento della trasmissione di messaggi – sembra assurdo e poco costruttivo, non ammettere che quotidianamente siamo bombardati dalle immagini.
La situazione è altamente pericolosa perché condiziona il nostro cervello e quindi favorisce comportamenti meccanici e privi di immaginazione.
Per evitare e non scadere nel sistema di alienazione in cui versa il mondo dell’arte si propone come alternativa la possibilità di riorganizzare l’integrità del nostro sistema visivo che invita a percepire il dentro e il fuori dell’occhio: l’esercizio ci farà comprendere che l’occhio funziona sia come una macchina fotografica o cinepresa nel registrare le immagini che vengono dal mondo esterno, sia come proiettore di fotografie o di pellicole cinematografiche da proiettare all’esterno su uno schermo, le immagini che sono dentro di noi.
” Come il volto è l’immagine dell’anima, gli occhi ne sono gli interpreti.”
Marco Tullio Cicerone
Naturalmente è bene ricordare che, se la prima proiettività dell’occhio dall’esterno all’interno fu compresa dal Rinascimento in poi, la seconda proiettività dell’occhio, dall’interno all’esterno, fu compresa e studiata dall’Illuminismo.
Il punto di incontro e di convergenza delle due proiettività generano così come intuì Leonardo le qualità terziarie dell’immagine.
Con Wolfgang Goethe scopriamo invece che l’occhio percepisce e parla. In sostanza l’occhio dal di fuori rispecchia il mondo, dal di dentro l’uomo. La totalità del dentro e fuori è completamente nell’occhio.
Con queste scoperte possiamo parlare di una nuova percezione e di conseguenza di un’esperienza di conoscenza diversa dal senso comune.
Enrico Meo