Mutuando un gergo da caserma, da vespasiano potremmo dire: “chi non jodice in compagnia è un ladro o una spia”! La fotografia che risponde alla firma di Jodice può costituire benissimo una sorta di test di Rorschach per evidenziare una siffatta anamnesi: ti piace la Fotografia colla f maiuscola, oppure no?
La fotografia di Mimmo Jodice – vedi la mostra in corso sino a gennaio 2024 a Torino, a cura delle Gallerie d’Italia presso la magnifica sede promossa dal gruppo bancario San Paolo (poi non ci si venga a dire che il mondo attuale non è finanziario-bancocentrico in tutto e per tutto!) – si potrebbe dir in un colpo solo ti mette dinnanzi a questo dilemma: o la ami oppure odi la fotografia tutta, apoditticamente.
La carrellata di immagini proposte dalla quasi inesausta ricerca di Jodice fa giustizia, nel senso che spazza via in un sol colpo, frotte di iconografie basate sulla fuffa del politicamente corretto (tutti quelli che sono andati a rimorchio delle “fuffate” del mainstream facendo foto pietose).
Ed altrettanto fa verso i “peroratori” della fotografia “senza anima”, la quale dev’essere mondata da ogni pathos, da ogni emozione altrimenti non è (freddamente) documentaristica ed allo stesso tempo scaccia tutto il “fotografame” che si basa quasi unicamente sull’aver potuto scegliere un soggetto da ritrarre ad altissimo tasso glamour: la supermodella, l’archistar, il vulcanetto più remoto della più remota Islanda, i laghetti più reconditi della Namibia, la biblioteca arcivescovile che nega l’accesso a tout le monde ma non al fotografo raccomandato e via di seguito.
Tutto ciò viene spazzato via da Jodice con un robusto colpo di ramazza: le sue immagini parlano da sole, le didascalie e le loro chiose sono un sovrappiù, i soggetti non sono altro che la congerie, la panoplia o dell’emisfero partenopeo oppure, tutt’al più, di città come Parigi, ma di una Parigi accessibile a tutti, non elitaria.
Il fatto è che ogni immagine di Jodice è grondante, è borfa di humus vitalistico, un “sentimento” che è radicato in un inviluppo di segni che porta il nome di Mediterraneo, di un Mediterraneo che un tempo come culla della Civiltà aveva saputo far convivere con una buona dose di pacifismo culture, popoli e religioni apparentemente in reciproca controversia.
Quell’idea di Mediterraneo che è così invisa ai Padroni del Discorso planetario. È anche per questo che amiamo Mimmo Jodice.