Non è dato sapere se il detto popolare chi “disprezza compera” abbia o meno un fondamento. Fatto sta che tanto strepitio contrario talvolta è un malcelato amore verso l’oggetto, la persona o la situazione tanto deprecata e vituperata.
Francis Vincent Zappa, il sulfureo agitatore di una sarabanda infernale – sex, drug & rock’n’roll – sosteneva che la parte più sporca del nostro corpo fosse il cervello. Visto l’andazzo presente, parrebbe plausibile, il “disprezza-compera”: il tiro ad alzo zero del ligio pensiero politicamente ultra-corretto verso il MinCulPop, il fascistissimo Ministero per la Cultura Popolare – con un chiaro sentore orwelliano sin dall’acronimo -, il quale mieteva vittime a destra e manca, cadute sotto le sue sciabolate censorie, è ritornato in auge, sorta di Araba Fenice che ha partorito oggi la Cancel Culture, il Woke, il “politically correct” appunto e tutti i parafernali annessi e connessi.
A dir il vero la congerie nominata poc’anzi ha avanti a sé un Futuro Glorioso, un Sole dell’Avvenire Immenso, Sconfinato sebbene l’algoritmo, l’Intelligenza Artificiale, financo ChatGPT – il tutto condito con la Deficienza Umana[1] espressa al massimo livello che dà bordone a tutto ciò – deve far dei passi avanti notevoli, deve progredire ulteriormente.
Già essa narra, a questo proposito, che, ad esempio, la Sindrome di Stendhal, per cui alcune persone risultano così ammaliate da certe opere d’arte (della classicità ovviamente) sarebbe per l’A.I., ChapGPT e compagnia bella una mera fake news.
In parole povere: non si vuol credere – nonostante le testimonianze plurime de oculi – che alcuni individui possano risultare letteralmente ammaliati alla vista, alla presenza di opere d’arte che definire grandiose è dir poco.
Eppur si muove (così) la Sindrome di Stendhal: da un lato l’opera d’arte, sia quella che sia, dall’altro canto una audience (siamo costretti a dire con un orripilante termine sociologico-massmediatico) ed in mezzo, tra questi due “terminali”, la Fascinazione, il “mesmerismo”, l’Incantamento (abbiamo già parlato a questo proposito di Giordano Bruno che illo tempore davvero teorizzò di “vincoli e legami”) che si instaura tra loro.
L’attuale società è la più credula che abbia mai calcato le scene dell’intera storiografia umana: più che esatto. Non crede ai propri occhi, non ha contezza che la stendhaliana sindrome si metta in atto – a dispetto delle testimonianze in loco, vedi Uffizi, la breriana pinacoteca et similia – eppur tutto ciò si muove, sono Potenze in Atto.
L’abbiamo già detto altrove in questa sede: l’Uomo è per eccellenza un Animale Mitopoietico, se non Sogna, se non Fantastica, se non si dà all’Ideazione, in parole semplici, è un dead man walking, uno zombie, un Morto in Cammino. Per questo, Roberto Calasso parlava di “Letteratura Assoluta”, di un magnetismo che si instaura al cospetto di certi libri fatti in certe maniere, in certe precise guise che seguono canoni insospettabili.
Eppur si muove: le Masse Oceaniche ondeggianti, coi cerini sulle punte delle dita, in notturna, cantanti a squarciagola all’unisono cosa sono se non Incantamenti, Impossessamenti collettivi?
Cosa “lega”, cosa “vincola” una Moltitudine che nulla a di che spartire con ArchiStar dello Strillo Becero – i quali viaggiano sulle ali di LearJet! – se non queste Potenze dell’Aria?
Potenze dell’Aria, si badi bene, che non son certo un ritrovato ultimo: ne parlava già san Paolo in una sua Lettera ai Tessalonicesi, mettendoci in guardia. Parole e versi purtroppo gettati e dispersi al vento, purtroppo. Siamo in un bolo sociale rimasticato ad oltranza, il più credulo che abbia mai visto la Storia intera eppure non scorgiamo ciò che ci è platealmente dinnanzi.
Orwell, Huxley furono dilettanti allo sbaraglio: le loro distopie sono state abbondantemente superate (in peggio). Del resto se avessimo dato ascolto ad un magistrale avvertimento – I persuasori occulti a firma di Vance Packard, pubblicato a fine anni Cinquanta niente di meno! – non saremmo qui a discuterne.
“L’arte è un incidente dal quale non si esce mai illesi.”
Leo Longanesi
L’Arte odierna e gran parte dell’opus magnum di quella che si definisce Arte Moderna dovrebbe – ammesso che ci fosse una parvenza di Giustizia Estetica ed ecco che ritorna la Cecità Abbietta della trimurti Woke, A.I. e ChatGPT – ricevere perlomeno un Avviso di Garanzia così titolato: Concorso Esterno in Attività di Imbarbarimento Culturale e processata per direttissima.
Tutto Nero allora ci si interroga legittimamente?
No, si intravedono flebili, sporadiche luci specie se ci si dota di un cannocchiale degno di questo nome: qualcosa si scorge in fondo al tunnel o di converso al suo inizio.
Uno tra i non tanti esempi è quello di Alzek Misheff, figura che definita outsider è sicuramente diminuente a 360°. In tempi di transumanza umana – artefatta o no non è questa la sede per discuterne – Alzek nasce genuinamente bulgaro nel tardo 1940 e grazie ad una rocambolesca esfiltrazione da lui stesso pensata e portata avanti riesce a sgusciare inizi anni Settanta dalla Cortina di Ferro – rammemoriamo i terribili truci Vopos di frontiera di stanza nel Muro del Berlino che sparavano a vista sui transfughi come noi spariamo all’orsacchiotto di pezza al lunapark? – per atterrare in Italia, complice una nuotata a no’ di Tarzan per raggiungere i lidi triestini.
Laureato in pittura nel 1966 a Sofia presso l’Accademia di Belle Arti, negli anni Settanta si centra a Milano – dove sennò? Milano capitale della Cultura italica – e si cimenta, niente di meno, in piscine poste in gallerie d’arte, teatri, il Pierlombardo e piazze, Pavia, Ferrara), all’interno delle quali nuota!
Europa-America. The different avant-gardes, edito da Franco Maria Ricci nel 1976, l’archi-archi-star Achille Bonito Oliva lo inserisce tra i trenta artisti più rappresentativi d’Europa. Misheff corona queste serie col progetto Swimming Across The Atlantic, nella piscina del transatlantico Queen Elizabeth 2 nel 1982, sulla rotta Londra-New York.
Negli anni Ottanta realizza 500 giovani volti, dipinti su carta affissi in cinque grandi città italiane ed anche a Grenoble. Ogni ritratto, eseguito a mano, misura 2×2 metri e viene posto su cartelloni pubblicitari.
Misheff espone alla Biennale di Venezia del 2000 con Proliferante verità del sentimento: immerso in un cilindro trasparente pieno d’acqua. Nel 2005 al PAC di Milano realizza il Concerto per violino Stradivari, pianoforte Disklavier e quartetto di violini telefonini con il violinista Eugene Sarbu. Per una eterogenesi dei fini si dà commiato dalle soi disant pop-avanguardie e fa abiura, torna prepotentemente verso il figurativo.
Restituisce con solennità la Patente di Avanguardista Artistico a chi gliela consegnò e perciò ca va sans dire, subì automaticamente la fatwa, la Coltre del Silenzio che colpisce chiunque non si voglia Includere nell’Inconcludente, proditoria bluffatoria prosopopea dell’Inclusività, del Relativismo che relativizza Tutto, specialmente escludendo e silenziando chi non è ovviamente nel Mainstream.
Nella settecentesca Sala del Consiglio di Acqui Terme, nel 2013 realizza Orchestra sinfonica II, opera di 9×3 metri e due anni più tardi dipinge, con le stesse dimensioni La festa dell’uva per la chiesa sconsacrata a Ponti (Alessandria).
Dal 2015 al 2017 lavora contemporaneamente su quattro tele intitolate Ritratti immaginati di suonatori campestri, sullo sfondo le città di New York, Mosca, Milano e Acqui Terme.
Rari Nantes in Gurgite Vasto, è proprio il caso di dire. Occhio per occhio, dente per dente recita la spietata logica di guerra del Potere Sovrano. A noi ci resta la gioia di riempirci l’occhio con una delle opere di Alzek Misheff.
[1] Cfr. Critica? Oggi vengono meno il saper leggere e scrivere bene (avvenire.it)
2 comments
Can you be more specific about the content of your article? After reading it, I still have some doubts. Hope you can help me.
WHICH ARE YOUR DOUBTS INDEED? WITHOUT KNOWING THEM IS IMPOSSIBLE TO ANSWER YOU. THE P(ART) OF WRITING IS ALREADY TOO MUCH SPECIFIC, NOW WAY IT CAN ME MORE SPECIFIC THAN THIS.
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