Chi avesse mai avuto la ventura (invero trattasi di sventura!) di azzardarsi nel cimento di proporre un rendez-vous culturale quale esso sia, che so io, un convegno sulla Letteratura, un simposio (ancorché in formato ridotto) sull’Architettura, un Open Day sull’Arte Pittorica, un Incontro sulla Filosofia, un Photo-Day, financo una semplice “mostra”, avrebbe – con certezza granitica – toccato con mano, senza infingimenti che le iper-strombazzate, ai quattro venti, tematiche della Inclusività, del Pensiero Debole, del Relativismo e di tutto quello che concerne e seguono questi crocevia ideologico-culturali sono in realtà Neve al Sole, puri Fantasmi di una Società di Spettri.
Parole vuote di contenitori a perdere. Simulacri di uno (pseudo)pensiero che sotto al vestito ha il nulla. Il postulante, il “proponente”, di cui sopra, si troverebbe ad indossare i panni, a sua insaputa, del Don Quixote, intento quindi a dar pugnace battaglia ai Mulini a Vento.
Diverrebbe sgomento difronte a veri e propri Muri di Gomma invalicabili, respingenti ad oltranza, ad autentiche Muraglie Cinesi erte sino all’impossibile, a Qui Pro Quo che neanche Joyce oserebbe immaginare, a miseri Teatrini dell’Assurdo che neanche Beckett in persona avrebbe mai potuto mettere in scena, tanto più se il Soggetto in questione non è “Figlio di…”; se non è irreggimentato in questa o quell’altra fazione politico-affaristica; se non gode di sostanziali e cospicui emolumenti il che è dato per scontato altrimenti non farebbe il Giro delle Sette Chiese questuando l’apporto di sponsor, mecenati, finanziatori, patrocinatori, “illuminati” di qualsiasi sorta, benefattori e via di seguito, sino alle Istituzioni della Pubblica Amministrazione con i loro Uffici Cultura (non c’è ossimoro più calzante che quello di appellare Ufficio Cultura la sezione della P.A. dedita, si fa per dire…, a tale attività!).
Affermiamo tutto ciò per esperienza diretta, tranche de vie sofferta in corpore vili. Provare per credere.
Provate voi ad esempio ad impalcare, che so io, una Tre Giorni di jazz in una ridente cittadina del Nord Italia borfa di fatturati inverosimili di marca aziendale, con P.A. in attivo di gran lunga, con una messe di artisti, musicisti, che solo largire una ristretta lista di loro all’attenzione appunto di sponsor, mentori e Assessori al Culturame Pubblico è difficile per la semplice, incredibile, sovrabbondanza di talenti in quella branca artistica.
Va detto che in quest’ultima operano artisti che hanno un prezzo/qualità – usiamo per chiarezza espositiva questo termine con la consapevolezza di averlo preso in prestito solo per questo motivo giacché non dovrebbe esser certamente il metro con cui soppesare la valentia di un artista, ma tant’è, l’Universo Mercantilistico Merceologico ci impone ciò – assolutamente eccezionale, stratosferico.
Ebbene tutto sarà vano, tutto sarà fermato, stoppato, respinto, mortificato in quanto il Politicamente Corretto in cui milita la schiera poc’anzi descritta (patrocinatori; capi-azienda; addetti alla Cultura Pubblica; sponsor…) consente solamente la visibilità a quelle figure Archistar che sono sfolgoranti nel settore e a null’altro.
Quindi Luce Rossa, semaforo bloccato in eterno, se non porti ad un festival jazz il Fresu di turno, il Bollani di turno, il Rava di turno & compagnia bella. Per loro cachet stellari a profusione, per i paria – gli Intoccabili – per i Lumpen-proletariat della musica nada de nada, al più i Lazzaro del contesto sono degni di una briciola che cade inavvertitamente fuori dal desco del pasto pantagruelico, luculliano.
Per uscire da metafora: si confrontano cachet per una serata da oltre 10.000 euro contro 100 euro a serata!
Legittima domanda ma più che essere tale diviene una constatazione: dove sta l’Inclusività? Dove risiede il rispetto pel Pensiero Debole che avrebbe avuto la pretesa di accogliere e considerare anche le Voci Flebili, quelle sommesse dalla storia? Dove lo si vede, dove lo si tocca il Relativismo che per antonomasia, per coerenza etimologica dovrebbe sussumere anche tutto ciò che è portatore di una voce “relativa”, fuori dal Mainstream?
Semplice la risposta: da Nessuna parte, in una Società di Spettri non si vede nulla se non le Ombre del Teatrino Cinese. Riuscendo di nuovo da metafora è la medesima situazione della vita in un grande condominio: bandiere arcobalanesche garriscono nei Balconi della Pace, tutti professano fede iper-ecologista, tutti appiccicano tronfi l’adesivo “qui nessuno è straniero” sul retro dell’Audi, poi tu fai la giornaliera sortita nel locale spazzatura condominiale e trovi la sèntina dei Veri Umori di quella gente, il loro Vero Volto: nella quasi totalità tutto buttato alla rinfusa, miscelato col sommo disprezzo di ogni buon senso ancor prima di ogni afflato ecologico.
Poi i medesimi sono quelli che denunciano il jogger intravisto a correre durante i Giorni della “Rinchiusura” Globalista Mondialista come fosse il monatto manzoniano; puta caso ti senti male, un semplice sbalzo di pressione: ti lasciano crepare mentre ti filmano per sbatterti su youtube. La Barbarie dal Volto Umano al Potere.
Questa Populace – selvaggi col telefonino – [1] si comporta millimetricamente come l’individuo affetto da alitosi che si cosparge il cavo orale con lo spray: l’ideologia del Mainstream per loro ha lo stesso identico effetto di “coprire”, di mascherare la loro cattiva coscienza, l’alitosi della loro mente afflitta da una delle psicopatologie più esiziali che l’uomo conosca, la Disonestà Intellettuale.
Infatti si può essere disonesti materialmente e curarsi, redimersi, ma dalla disonestà mentale non esiste rimedio, né riscatto. In questa technicolor quadri-sound ove pare succeda l’Inverosimile, la Fantasmagoria più sfrenata – caterve di messaggi in numero, in quantità stratosferiche, lanciati in orbita istantaneamente in ondate che si susseguono incessantemente, con un lascito finale pari a zero, meno di zero anzi, il Vuoto che ciancia sul Vuoto – ove la Realtà è superata di gran lunga dal Metaverso, ove i nostri antichi Sogni sono yogurth scaduti da tempo dinnanzi alle meraviglie multi-colore multi-sound multi-tutto degli NFT, Not Fungible Token, ecco vagare come Cavalier Solitari, come Comete luminescenti, ultimi dei Mohicani, figure che paiono nella luce annichilente del Nihilismo contemporaneo veri e propri Marziani scesi in terra.
Prova provata? Peschiamo un esempio che risponde al nome di Sossio ed al cognome di Mormile.
Non ha parentele culturali o familistiche con Sossio Giametta, intellettuale sudista (apparentemente) contro-corrente, tanto meno a dispetto dell’assonanza ha un che di mormone.
Figura assolutamente solitaria e già questo la dice lunga in un caleidoscopio odierno dove ognuno lancia e (ri)lancia i propri post, i propri twit-cinguettii, i propri thread come si quota una azienda, una holding in borsa sperando di raccattare il numero più grande di azioni, traduci “like”, smile di emoticon, la “v” di vittoria ecc. ecc.
Ha dalla sua un fedele, coerente, a lungo esperimentato percorso nella fotografia colla F maiuscola senza compromessi, senza trucchi da baro così tanto frequenti nella fotografia delle misere pop-avanguardie.
Mormile non ricorre a cavalcare il facile, scontato sentierucolo del walk on the wild-side indi fotografando, esempio tra i tanti, sex-toys per esser messo in bella evidenza nella rivista apicale di fotografia; non ritrae sbaciucchianti individui secondo il diktat del politicamente corretto; non usa droni, mirabolanti apparecchi fotografici à la page, no, è “ancora” nel mondo dell’analogico, dove tutto è (vera) fatica, sforzo autentico; non usa l’A.I. per vincere concorsi con immagini artefatte; non vive sepolto in studio, alieno al resto del mondo, no, consuma le suole delle scarpe come ai tempi del sano e buon giornalismo d’antan, per raggiungere i luoghi d’elezione dove l’Immagine del Mondo ha la grazia, la bontà, di “darsi” a chi ha occhi per sentire ed orecchie per vedere e, non ultimo, la capacità di cogliere su pellicola tutto ciò.
Non è Figlio del Noto Fotografo per cui potrebbe fotografare i faraglioni capresi non mille volte ma 100 miliardi di volte, ma mai e giammai nessuno ne scriverebbe di quelle foto, nessun critico le elogerebbe, nessun gallerista le acquisirebbe.
Sossio Mormile semplicemente fotografa l’Anima, la Quintessenza del Mondo senza panegirici, senza bluff: non ritrae una staccionata dozzinale e la spaccia per “esempio mirabile di fotografia concettuale”.
Non ritrae una finestrella di una cabina da stabilimento balneare per impestare poi la branca della fotografia concettuale per decenni e decenni con quella solita “fotina” duplicata, centuplicata mille volte, generando un seguito di autentici cani di Pavlov – critici, galleristi, follower! – che all’accendersi del monitor con quella “fotina” abbaiano, guaiscono, scodinzolano, soddisfatti.
Come se “concettuale” fosse un autentico dono della Modernità e non fosse già stato presente che so io in un Paolo Uccello et similia!
In un mondo come l’attuale ove la secolarizzazione ha conquistato il Potere al posto di quella Fantasia che i moti sessantottini ci promisero sarebbe assurta ai vertici del Potere, hieràticus, dal greco hieratikós, sacerdotale, rizoma nei pressi di hierós, sacro, è del tutto fuori luogo o almeno così pare. Eppure è un fake, un trompe-l’œil.
Roberto Calasso – uno che ebbe a capire Tutto, il suo scibile non aveva confini – in un video dichiarò all’allibito astante che non esiste Società – come quella attuale – più credula in assoluto. Una Società credula quindi ha in sé le sue credenze ancestrali, magiche ancorché prima di essere degne di appellarsi religiose.
“Non esiste in assoluto una società più credula di quella attuale”
Roberto Calasso
La Magia era appannaggio di maghi, di stregoni, più propriamente di sciamani. Gli ierofanti, altro esempio, sommi sacerdoti di Eleusi, la ieromanzia, metodologia di lettura delle viscere degli animali, sino agli all’aruspici, relativamente più vicini a noi, sono altri. In un Universo credulo ritornano in maniera prepotente, palpitante queste Credenze, come se un sotterraneo fiume carsico sepolto nella notte dei tempi eruttasse tutto d’un botto.
Sgomenti difronte a questa Barbarie dal Volto Umano si va in cerca di qualcosa, di qualcuno, di un Segno che ci possa salvare, traghettare in un Aldilà se non scevro da questo imbarbarimento, almeno parzialmente protetti.
La Fotografia Classica di Mormile è Ieratica: Arte Immarcescibile esente anche dall’attacco dei subdoli tarli di una (proditoria)Modernità che è solo Palcoscenico, Monitor High-definition di una Società di Spettri.
Abbisogniamo di Segni, di Persone, di Ieroglifi, di Cose che ci parlino di aspetti sacrali, gesti, portamenti che hanno una gravità, una solennità consona al sacro, di un Sacro però che scacci i Demoni di quella Magia risorta e risorgente.
Il Poeta disse: “L’Inferno è svuotato, tutti i Demoni sono sulla terra”.
Un Fantasma si aggira per il Mondo: la Società degli Spettri. Unico antidoto: guardare in faccia alla Medusa non temendo d’esser trasformati in mera pietra, non sentendosi inceneriti.
Sossio Mormile ha il coraggio di far ciò. Una gioia per gli occhi (e scusate se è poco).
Danilo Fabbroni
[1] Non per nulla la Massa implora, agogna spasmodicamente, a tatuarsi all’inverosimile imprimendo in corpore vili, una chiarissima iconografia galeotta, ex-Cajenna, ex-Alcatraz, e/o da angiporto, da bassifondi. Essa “sente”, con un sentire animalesco, d’essere vissuta in una era animalesca, barbarica, predona, dove vigono le leggi preternaturali e quindi si vuole adeguare in toto a ciò, riconoscendosi partecipe in questa eruzione di “inselvaggiamento” coatto da un lato ma condiviso dall’altro.