La ricerca che il compositore Gianni Pirollo sta compiendo da molti anni sull’intervallo ha ormai ampliato i confini della teorizzazione dall’ambito specificamente musicale fino ad abbracciare in una visione tendenzialmente complessiva pressoché ogni fenomeno rilevabile dai sensi, che nel momento in cui si manifesta ricade comunque in una scansione misurabile in unità fondamentali.
Particolarmente suggestiva ed estemporanea è questa breve esposizione in una situazione distesa ed informale, dalla quale si intuisce comunque che l’approccio di fondo è radicalmente diverso, tanto che in comune con il consueto modo di concepire la musica vi sono in fondo solo… le note.
George Santayana
Non c’è cura per la nascita e la morte se non godersi l’intervallo.
Il percorso musicale di Pirollo si è già da tempo allontanato dalle strade più affollate, chiassose e chiuse negli schemi consolidati di rapporto tra i musicisti e il pubblico. Anche i suoi “concerti” sono caratterizzati da una elevatissima interazione con i presenti, in una dimensione intimista nella quale la musica non interessa unicamente il canale uditivo/emozionale, ma si estende a coinvolgere parti dell’interiorità più primordiali, che hanno a che fare con il tempo in cui l’intervallo era preesistente all’esistenza come la concepiamo ora.
Qui sopra un documento nel quale l’autore ha condensato alcune nozioni base tratte dal corpus della teorizzazione finora raccolto, per coloro che volessero avere uno spunto per una delle direzioni che la musica prenderà, anzi ha già preso, nell’immediato futuro.
Come è possibile osservare in un video di molti anni fa, la ricerca sull’intervallo è iniziata per Pirollo molto prima della teorizzazione, quando, da strumentista virtuoso di Clarinetto e Sax Tenore, esplorava nella dimensione minimale del duo vastità sonore rarefatte, preludio di sviluppi che ora giungono a maturazione.